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2013/08/14

Incontro con Douglas Trumbull, maestro dei sogni di “2001: Odissea nello Spazio”

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2021/03/29 15:45.

Ieri al Festival del Film di Locarno c'era Douglas Trumbull, creatore o co-creatore degli effetti visivi di 2001: Odissea nello Spazio, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, Star Trek: il Film, Silent Running (2002: la seconda odissea) e Blade Runner, tanto per citare qualche titolo.

La sua masterclass è stata un'ora e mezza di puro nerd porn, stracolma di spiegazioni e informazioni tecniche sulle tecnologie dell'immersività cinematografica d'annata fino a quelle future: dal Cinerama agli schermi toroidali dieci volte più luminosi di quelli normali, sui quali Trumbull proietta immagini da 4K, a 120 fotogrammi al secondo, in 3D, allo scopo di ottenere l'immersività totale. È un inventore che continua a inventare, e gli si legge negli occhi che per lui questo non è lavoro, ma è divertimento per il quale viene pagato (anche se le dispute economiche e i momenti difficili, grazie a certi personaggi miopi di Hollywood, non gli sono mancati).

Finita la conferenza, tutti fuori con lui al bar a chiacchierare. Meraviglioso. Qui sotto, la mia copia autografata di 2001: un ricordo speciale della conversazione a ruota libera, dalle leggende che lo vogliono autore delle riprese per falsificare lo sbarco sulla Luna fino all'ufologia (della quale è sostenitore anche col portafogli, visto che ha un kit di ripresa ufologica da paura).

Io e un altro partecipante alla chiacchierata post-conferenza abbiamo colto l'occasione per chiedergli un parere su quest'accusa di aver girato con Kubrick le riprese dell'allunaggio. Questa è la sua risposta:

“Io so che [quelle immagini] sono reali. Non che io fossi lì, ma nella mia mente non c'è alcun dubbio che siano vere.”

Gli chiedo quale sarebbe stata la sequenza dello sbarco sulla Luna più difficile da falsificare, avendo a disposizione gli effetti speciali degli anni Sessanta:

“Avevano cineprese 16mm sul veicolo di allunaggio e in altri punti del razzo Saturn, e vedi una ripresa molto complicata, con emissioni gassose che si muovono e la superficie che si avvicina e allontana, e tutte queste cose si spostano l'una rispetto all'altra. A quell'epoca non avevamo alcun modo per realizzare un motion control che sovrapponesse elementi multipli. Credo che sarebbe stato impossibile farlo sembrare veramente reale”

(risposta integrale: “I don't know the answer to that. I really don't know. I mean, there's something about photography at that... Part of the answer would be this: they had 16-mm cameras on the lunar lander and on other parts of the Saturn rocket and everything, and you're seeing a very complicated shot of vapors going and the surface coming or going, and... and all these things are moving relative to each other. At that time we had no way of doing motion control that would superimpose multiple elements. I think it would have been impossible to make it look really real”).

Gli suggerisco come ripresa particolarmente difficile il moto parabolico della polvere lunare sollevata dall'auto elettrica usata dagli astronauti (nel vuoto la polvere non forma volute ma ricade di colpo):

“Non sarebbe impossibile da fare, lo faresti con qualche sistema di simulazione di particelle in grafica computerizzata. Potresti farlo oggi, ma non potevi farlo all'epoca”

(“It wouldn't be impossible to do, you would do that with some computer graphics particle system. You could do that today. But you couldn't do it then”).

Domani nuova masterclass, dedicata tutta al suo gioiellino di fantascienza ecologica Silent Running, massacrato nella versione italiana da un titolo e un rimontaggio che lo associavano falsamente al capolavoro di Kubrick. Ci vado e poi vi racconto.

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